“Io cerco di entrare in ogni casa con il sorriso, di sdrammatizzare con una battuta, di raccogliere le loro confidenze. A volte è dura, ci vuole tanta pazienza e comprensione ma alla fine il rapporto di fiducia e complicità che si instaura con i pazienti mi ripaga di tutte le fatiche”.
Sono all’ATT dal 2010.
Avevo sentito parlare bene di questa Associazione, sapevo che il lavoro era molto stimolante e così nel 2005 ho avuto un primo contatto ma ho dovuto aspettare di conseguire il diploma di operatore socio sanitario per realizzare il mio sogno ed entrare a far parte della squadra ATT.
Nel mio lavoro entro in contatto con la parte più intima dei pazienti e non è facile né per me che devo trovare ogni volta l’approccio giusto – che è diverso per ogni persona- né per loro che devono superare la barriera del pudore e della riservatezza.
Io cerco di entrare in ogni casa con il sorriso, di sdrammatizzare con una battuta, di raccogliere le loro confidenze. A volte è dura, ci vuole tanta pazienza e comprensione ma alla fine il rapporto di fiducia e complicità che si instaura con i pazienti mi ripaga di tutte le fatiche.
Per i nostri malati anche le abitudini più banali e normali possono diventare un grande problema; ricordo una signora che non voleva farsi fare la doccia da me, era terrorizzata; di fronte al suo timore ho fatto un passo indietro e a quel punto è stata lei a chiedermi di essere lavata. Da quel giorno non ha avuto più problemi.
Giorno dopo giorno facendo questo lavoro ti accorgi che spesso pensiamo di essere noi ad aiutare i nostri paziente, mentre spesso sono loro ad aiutare noi.
Facendo questo lavoro ho imparato la dignità, la sopportazione, la pazienza. Ho imparato a non prendermela più per le cose inutili, a dare più valore al tempo e alla vita. Ho imparato cosa vuole dire il lavoro di equipe, il rapporto tra colleghi, l’aiutarsi a vicenda.
Stare a contatto con il dolore, la sofferenza mi ha insegnato a vivere di piccoli piaceri. A volte basta davvero poco.